di Bruna Miorelli
Anna Wiener, proveniente da famiglia altoborghese, buone università, lavora dapprima nella sfera sofisticata dell’editoria neworkese. Che abbandona per entrare nelle startup del tech. Due mondi opposti per cultura, riti, modi di consumare, stipendi, mentalità.
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Prima lavora in una startup di New York, poi si trasferisce in un’azienda più grande a San Francisco, nella Silicon Valley. Con il suo memoir ci fa entrare in un universo lavorativo a noi sconosciuto, nonostante la fama e i miti che porta con sé – primo fra tutti quello di ragazzi geniali e visionari che lavorano in garage e che poi diventano i più ricchi del mondo. Le cose sono un po’ diverse. Nonostante i molti termini tecnologici, il libro è comprensibile anche a chi non ha la passione dell’informatica, perché la forma è quella del romanzo autobiografico scritto in prima persona. Battute umoristiche o lo sguardo diverito e critico dell’autrice ne fanno un libro tutto sommato leggero.